In questo articolo troverete le più belle poesie sulla morte scritte da filosofi, letterari e autori importanti degli anni passati e odierni.Ne esistono a migliaia sull’argomento, noi abbiamo selezionato e scelto solo le migliori (di nostro gradimento).
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Buona lettura!
Le 7 Poesie sulla Morte più famose
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Se la morte fosse un vivere quieto, un bel lasciarsi andare, un’acqua purissima e delicata o deliberazione di un ventre, io mi sarei già uccisa. Ma poiché la morte è muraglia, dolore, ostinazione violenta, io magicamente resisto. Che tu mi copra di insulti, di pedate, di baci, di abbandoni, che tu mi lasci e poi ritorni senza un perché o senza variare di senso nel largo delle mie ginocchia, a me non importa perché tu mi fai vivere, perché mi ripari da quel gorgo di inaudita dolcezza, da quel miele tumefatto e impreciso che è la morte di ogni poeta. (Alda Merini)
Tu ricordami quando sarò andata lontano, nella terra del silenzio, né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.Ricordami anche quando non potrai giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni: ricorda e basta, perché a me, lo sai, non giungerà parola né preghiera.Pure se un po’ dovessi tu scordarmi e dopo ricordare, non dolerti: perché se tenebra e rovina lasciano tracce dei miei pensieri del passato, meglio per te sorridere e scordare che dal ricordo essere tormentato. (Christina Georgina Rossetti)
La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra è fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio. (Fernando Pessoa)
Credo che nessuno muoia credo che l’anima in realtà divenga un’ombra e al culmine del suo vagare si adagi ai piedi d’un fiore non visto. Quei fiori gialli di cui son piene le campagne quando fai ritorno a casa e vorresti che lei esistesse. (Carlo Bramanti)
Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Chi ama non conosce morte, perché l’amore fa rinascere la vita nella divinità. (Emily Dickinson)
Morte, non essere troppo orgogliosa, se anche qualcuno ti chiama terribile e possente tu non lo sei affatto: perché quelli che pensi di travolgere in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me. Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini, deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da te, con cui proprio i nostri migliori se ne vanno, per primi, tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima. Schiava del caso e del destino, di re e disperati, tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità, l’oppio e l’incanto ci fanno dormire ugualmente, e molto meglio del colpo che ci sferri. Perché tanta superbia? Perché tanta superbia? Trascorso un breve sonno, eternamente, resteremo svegli, e la morte non sarà più, sarai tu a morire. (Johnn Donne)
Non piangere sulla mia tomba.Non sono qui.Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano;
Sono lo scintillio del diamante sulla neve.Sono il sole che brilla sul grano maturo.Sono la pioggia lieve d’autunno.Quando ti svegli nella calma mattutina.Sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.Sono la tenera stella che brilla nella notte.Non piangere sulla mia tomba Io non sono lì.(Canto degli indiani Navajo)
Amen